"L’affetto, la riconoscenza, l’ospitalità e il voler far del bene sono degli esempi utilissimi per la crescita di ogni bambino il quale porterà con sé il dono di saper regalare al suo prossimo"...è la morale di questa bella favola di Graziella D'Ambrosio.
La neve cadeva lenta dal cielo, il vento soffiava gelido sui monti ed il suo sibilo abbracciava le valli imbiancate e deserte. Era notte fonda quando un piccolo passerotto infreddolito e affamato si fermò sul davanzale di una finestra illuminata e decorata dai ghiaccioli pendenti e appuntiti.
“Ho tanto freddo e fame, nessuno mi vedrà, le mie piume sono rigide ed intirizzite, come farò?…cip, cip, cip.”
Improvvisamente come per magia, una mano calda lo prese e lo portò dentro una fabbrica di giocattoli. Era la fabbrica di Babbo Natale! Non poteva saperlo il passerotto, era un povero uccellino e non poteva conoscere quella meravigliosa e fantastica fabbrica di giocattoli e di bontà.
“Mai disperare” diceva una vocina dentro di lui. “Lo vedi che c’è sempre speranza e non tutti sono indifferenti e cattivi!”
Dentro la stanza sopra un tavolo di legno c’era un piattino con dei semi di miglio, del burro, pezzetti di pane, una tazza con dell’acqua e vicino un nido soffice per dormire.
“Che bello! Che meraviglia! Che ospitalità! Non mi era mai capitato di trovare un’accoglienza simile!” Pensò grato il passerotto.
Nella grandissima e calda stanza c’erano molti nanetti che lavoravano alla costruzione di un enorme varietà di giocattoli dai colori vivaci e dai suoni dolcissimi. C’erano trenini in legno, bambole, cavalli a dondolo, burattini… e proprio tra i burattini ce ne era uno speciale, il quale si avvicinò pian piano al bel passerotto dicendo:
“Ciao, quale è il tuo nome? Immagino che ti chiami Cipì, io mi chiamo Nonlosò e sono un burattino. Andrò a far ridere i bambini che non ridono mai. Sto aspettando che mi mettano un buffo vestitino e mi impacchettino per il viaggio che farò sulla slitta di Babbo Natale!” Cipì il passerotto non poteva certo parlare, ma asserì di aver capito facendo un cip. Pensò poi come un burattino potesse far ridere. Cipì non aveva mai visto uno spettacolino dei burattini e si fece raccontare da Nonlosò in cosa consistesse il suo lavoro di comico.
Il burattino disse: “Vedi, inizio facendo delle capriole, quando sbaglio o quando non mi ricordo cosa fare e dimentico le parole o dico una cosa per l’altra, mi prendo in giro da solo. Sai, queste cose ai bambini piacciono e ridono moltissimo. Loro cercano di correggermi, imparando a loro volta le cose giuste da fare, semplice, no?”
“Sarà” pensò Cipì e dette una beccatina d’approvazione al simpatico burattino.
Suonò all’improvviso una campanella e tutti, ma proprio tutti iniziarono a mettere i regali impacchettati nel sacco di Babbo Natale e anche Cipì in segno di riconoscenza aiutò i laboriosi nanetti a infiocchettare i regali.
Le renne erano già pronte, attaccate alla famosa slitta illuminata dalle stelline magiche che i nanetti lanciavano a turno cantando e ridendo, contenti per aver riempito in tempo il sacco dei regali per tutti i bambini del mondo.
Babbo Natale era pronto per partire con la sua magica slitta. Cipì, entrò nel suo nuovo e caldo nido, ringraziando tutti per la calorosa accoglienza e l’affetto che gli era stato dimostrato. Beato e soddisfatto si addormentò.