"Gli uomini non si accorgono che spesso sono le loro stesse azioni a rovinarli"... è la morale di questa bella favola di Esopo...
C’era una volta un asino che si credeva furbo, il suo padrone ogni giorno lo attaccava ad un carro carico di merci da trasportare.
Il percorso era sempre lo stesso: un largo sentiero attraverso il bosco, una discesa in una campagna coltivata, una sterrata che costeggia il fiume fino ad un guado che porta ad una pianura fino al villaggio. Dato che il percorso era sempre lo stesso, l’asino lo percorreva a memoria e il padrone poteva dormire tranquillamente nel carro. Un giorno il padrone si ammalò e decise di provare a mandare l’asino da solo a consegnare il carico. Quando l’asino tornò, lo ricompensò con una doppia razione di biada e gli disse:
-”Ora che sei così bravo a percorrere la strada, ti manderò sempre da solo, così io potrò dedicarmi ad altri lavori alla fattoria”.
Da allora l’asino percorse da solo il tragitto, con ogni tempo e ogni tipo di merce, rendendo il padrone sempre più soddisfatto.
Una mattina, l’asino pensò di accorciare il percorso attraversando il fiume non al guado ma bensì prima, dove l’acqua era più profonda.
Si trovò così a dover nuotare per arrivare alla sponda opposta bagnando il carico che trasportava.
Siccome i sacchi erano pieni di sale, questo si sciolse, rendendo il carro molto più leggero, così che l’asino riuscì agevolmente a terminare il percorso:
-”Come sono furbo ho trovato il modo di accorciare la strada!”.
Il giorno dopo il padrone lo fece ripartire col nuovo carico e l’asino arrivato al fiume decise nuovamente di accorciare la strada.
Si immerse nell’acqua e cominciò a nuotare ma, siccome il carico da trasportare erano spugne, queste si riempirono d’acqua e appesantirono così tanto il carro che l’asino non riuscì a proseguire.
Per quanti sforzi facesse, l’asino che si credeva furbo, scomparve nell’acqua insieme al suo carico.