Da secoli si tramanda una credenza senza fondamento, che associa il canto della civetta alla morte. Eccone spiegati i motivi...
Vi sono delle credenze che sono molto diffuse e che la gente accetta per abitudine, senza chiedersi se sono davvero valide, e su quali fatti sono fondate. In molti paesi di campagna, ad esempio, è ancora piuttosto diffusa la credenza che, quando di notte una civetta lancia il suo grido nelle vicinanze di qualche casa, dopo alcuni giorni si verificherà la morte di una persona. E’ come se la civetta prevedesse ciò che dovrà accadere (pensa la gente), e lanciasse nel buio il suo sinistro avvertimento.
Come è nata questa strana credenza? Essa è sorta molti secoli fa, durante il medioevo. La civetta è un uccello notturno che si avvicina ai fuochi dei cacciatori e dei pastori, o alle finestre illuminate. Ma quali finestre restavano illuminate durante tutta la notte, nel medioevo, quando non c’era ancora l’elettricità, e la luce veniva prodotta con l’olio delle lucerne, o con le candele? In genere erano solo le finestre dove c’era qualche ammalato grave.
Così la civetta, attirata dalla luce di quella finestra, si avvicinava a quella casa e lanciava il suo grido. E in quella casa, spesso dopo qualche giorno, la persona ammalata moriva.
Così la gente ha cominciato a pensare: “La civetta ha cantato, e poi è morta una persona; dunque la civetta, con quel suo grido annunciava la morte prossima”. Ma in realtà la civetta si era avvicinata solo perché era stata attirata dalla luce.
Poiché però questa credenza era molto diffusa, e poiché quando una persona moriva c’era quasi sempre qualcuno che si ricordava che qualche notte prima la civetta aveva cantato, nessuno la poneva in dubbio.
Eppure sarebbe bastato un po’ di spirito scientifico, un’osservazione un po’ più accurata dei fatti. Per esempio, sarebbe bastato tenere per un po’ di notti la luce accesa in una stanza vuota, in una casa disabitata, e stare a vedere se la civetta si avvicinava anche a quella e lanciava il suo grido. Ma questa prova non veniva fatta, non tanto perché a quel tempo vi era scarsità di olio e di candele, quanto piuttosto perché vi era scarsità, appunto, di spirito scientifico. Come oggi ancora, in molte persone.