Un giovane alle prese con una frase misteriosa per conquistare l'amore di una principessa...
Re Giocondo viveva felice con i suoi cortigiani nel suo castello. Un unico cruccio lo angustiava da anni: nelle sue cantine era stato trovato un misterioso documento che nessuno era mai riuscito a tradurre. I dotti del Regno si erano scervellati, avevano discusso, ma non ci avevano ancora capito niente. Il Re, ansioso, aveva allora fatto un editto: chi avesse saputo risolvere l’enigma, avrebbe non solo sposato la figlia del Re, ma sarebbe divenuto re egli stesso.
Un bel giorno si presentò alla reggia un giovanotto, che chiese di essere ammesso alla presenza del Re. Lì, con un ampio inchino, riverì Sua Maestà il Re, e poi asserì di essere pronto alla prova, assicurando che senza dubbio ed in breve tempo, si sarebbe reso conto del significato dell’enigma, e l’avrebbe certo risolto. La sicurezza del giovane era tanta, che il Re dette ordine di presentargli subito il cofanetto contenente la preziosa pergamena, e quindi ribadì le promesse fatte: se entro un mese la pergamena fosse stata tradotta, egli sarebbe divenuto erede al trono e avrebbe sposato la figlia del Re, con un matrimonio così bello che mai s’era visto nel reame.
Poi il Re mandò a chiamare due guardie grandi e grosse, che scortarono il giovanotto fino alla torre, che gli avevano destinata per i suoi studi. Il Re fece anche rifornire l’appartamento del giovane di ogni ben di Dio, e quindi mise cento valletti ai suoi ordini, perché non gli mancasse nulla.
Passò un giorno e poi un altro; una settimana e un’altra ancora, ma non si sapeva mai nulla di nuovo; i dotti del reame, invidiosi che un giovane avesse preso il loro posto, cominciarono a malignare presso il Re:
- Quel giovane non era che un impostore, un avventuriero!
Quei maligni tanto dissero e tanto fecero che il Re a poco a poco si lasciò convincere e decise di dar ascolto alle loro malvagie parole. Infine, grandemente irato, ordinò che fosse mandato un messaggero ad avvertire il giovane che, se entro una sola settimana non avesse finito il suo lavoro e non avesse dato la soluzione, egli gli avrebbe di certo fatto tagliare la testa al cospetto di tutto il suo popolo, che avrebbe avuto un chiaro esempio di come finivano gli impostori.
Figuratevi come rimase il ragazzo quando un araldo gli portò il messaggio del Re! Erano ormai giorni che si scervellava sulla misteriosa frase: “i inoub onnaras icilef”, ma proprio gli era impossibile decifrare anche una sola parola! Si rimise comunque a studiare di gran lena senza però ottenere ancora niente.
L’ultima sera, mentre era chino da lungo tempo sulla solita pergamena, ormai stanco e disperato, forse proprio a causa della stanchezza, cominciò a leggere il documento alla rovescia e d’un lampo tutto fu chiaro: la misteriosa frase “i inoub onnaras icilef” alla rovescia suonava: “i buoni saranno felici”!
Corse dal Re urlando e saltando per la gioia. Quando spiegò la soluzione dell’enigma, tutt’intorno si fece un gran silenzio ed il Re abbracciandolo disse:
- Figliolo, tu sarai mio genero ed erede! Hai dimostrato veramente di avere arguzia e intelligenza, e meriti il premio promesso!
I dotti invidiosi furono poi cacciati. Ed il giovanotto sposò la figlia del Re ed ebbe tanti figlioli belli, intelligenti e studiosi come lui.