Arriva dall'Etiopia questa antica e curiosa leggenda sulle origini dell'uso del caffè...
Tanti e tanti anni fa, certi pastori copti dell’altipiano di Caffa in Etiopia, si accorsero che le loro capre, oltre ad essere più ostinate, caparbie, cocciute del solito, erano anche molto nervose, si adombravano per un nonnulla, partivano a testa bassa contro chiunque si avvicinasse loro. Anche nel branco regnava una grande inquietudine, contrassegnata da un continuo cozzar di corna. Ma quello che ai pastori sembrava ancor più grave era il fatto che, giunta la sera, quando ricoveravano le capre nelle stalle, gli animali erano sempre irrequieti e non si riposavano. In piena notte erano ancora tutti svegli.
Non riuscendo a capacitarsi dell’insolito fenomeno, i pastori dell’altipiano etiopico si rivolsero a un monastero ed esposero il fatto a un vecchio e saggio monaco, il quale domandò se per caso i pastori negli ultimi tempi non avessero cambiato pascolo e se le capre non avessero brucato qualche pianta alla quale non erano abituate.
Il monaco ci aveva visto giusto. Ispezionando i nuovi pascoli, i pastori si resero conto che le capre brucavano le foglioline e i semi di certi alberelli sconosciuti sui quali agilmente si arrampicavano e che erano quelle foglie e sopratutto quei semi, che provocavano tanta agitazione nelle bestie che se ne nutrivano.
Portati al convento, i semi furono esaminati, sottoposti a numerosi esperimenti, e quando furono anche abbrustoliti sul fuoco, macinati e versati nell’acqua calda, i monaci si accorsero che l’infuso scuro prodotto da questa lavorazione, li rendeva molto agitati ed eccitati, turbava la loro serenità convenutale e, quando giungeva la notte, i religiosi stentavano a prender sonno.